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- MAX10SCATTI | terrimago
Oggigiorno si ha la possibilità di fare mille foto al prezzo di una e così per paura di perdere anche un solo un dettaglio ci ritroviamo sommersida troppi pixel che messi insieme non rispecchiano più il fulcro del nostro racconto. Max 10 scatti vuole sottolineare che, se le fotografie sono pertinenti e con un forte connotato soggettivo, bastano anche 10 scatti per un buon racconto fotografico. FOTOGRAFARE PAESAGGI IN MAX 10 SCATTI Oggigiorno si ha la possibilità di fare mille foto al prezzo di una e così per paura di perdere anche un solo un dettaglio ci ritroviamo sommersida troppi pixel che messi insieme non rispecchiano più il fulcro del nostro racconto. Max 10 scatti vuole suggerire che, se le fotografie sono pertinenti e con un forte connotato soggettivo, bastano anche 10 scatti per un buon racconto fotografico. WILTSHIRE - Inghilterra PAESAGGI INGLESE "Tutti sanno essere buoni in campagna” sosteneva Oscar Wilde, e in fondo aveva ragione. Soprattutto se si tratta della campagna inglese o, per meglio dire, del countryside. Il verde, anzi il complesso dei verdi, le staccionate, le pecore, i filari di alberi, le case solitarie, i campi coi boschetti e i piccoli corsi d’acqua, sono un esauribile fonte di vero piacere naturale. Per dare profondità a un paesaggio piatto è utile avere uno o più punti di fuga, magari con l'aiuto di una staccionata o sentiero campge inglesi GROSSETO - Toscana COLLINE TOSCANE Quando si passeggiare per le colline grossetane si ha sempre l'impressione di essere osservati dalle maestose querce che tra un campo di olivi, uno di pascolo o di vigneti, si stagliano nel cielo azzurro. Sono delle meravigliose sentinelle nelle dolci colline toscane. Per raccontare bene gli alberi è importante avere uno sfondo neutro come ad esempio il cielo colline toscane CORNIGLIA/VERNAZZE - Liguria PASSEGGIATA ALLE CINQUE TERRE Le passeggiate nei sentieri tra un borgo e l'altro nelle Cinque Terre sono una successione di alti e bassi, di oliveti, prati fioriti, di muretti a secco, di sentieri a strapiombo e di affacci mozzafiato su tutta la costa. “D’un teatro il cui proscenio s’apre sul vuoto, sulla striscia di mare alta contro il cielo attraversato dai venti e dalle nuvole”, così descriveva le Cinque Terre Italo Calvino. Per racconatre un paesaggio bisogna imparare a gurdare da più punti di vista, magari anche dietro Cinqu terre ASSISI-Umbria IL BOSCO DI SAN FRANCESCO Ad Assisi, tra il silenzio e la bellezza di boschi, rami in fiore, radure e oliveti, sorge il Bosco di San Francesco. Un luogo suggestivo di pellegrinaggio ma anche di riflessione sulla pacifica coesistenza tra uomo e natura, ispirato agli insegnamenti di armonia di San Francesco. Ed è proprio qui che Michelangelo Pistoletto ha creato “Terzo Paradiso”, un’opera di Land Art con alberi di olivo. “I due cerchi esterni" scrive Pistoletto "rappresentano tutte le diversità e le antinomie, tra cui natura e artificio. Quello centrale è la compenetrazione fra i cerchi opposti e rappresenta il grembo generativo della nuova umanità”. Mantenere le stesse tonalità di colori in più fotografie è un elemneto collante in un servizio bosco disan francesco Lazio CALDARA DI MANZIANA Una piana lunare, con alcuni geyser di acqua sulfurea, che dolcemente si immerge in una conca circondata da affascinati betulle. La giornata era particolarmente solare, con una bella luce limpida e il bianco dei tronchi col marrone delle felci in riposo, facevano un intenso contrasto con il cielo di un azzurro pieno. Gli alberi del boschetto erano quasi tutti dritti come fusi, più o meno tutti della stessa dimensione, ogni tanto se ne poteva scorgere uno caduto che di colpo tagliava in due questo ritmo grafico come fosse uno di quei quadri astratti degli anni '60. Quando guardavi in alto le delicate chiome della betulle si scioglievano nel blu del cielo e rimanevano visibili solo i frutti a forma di coni penduli e magari alcune sporadiche foglioline rimaste lì solitarie. Sul fondo della conca scorreva questo fiume dal colore indescrivibile che andava dal blu, al rosso per finire al bianco, dove i bianchi tronchi creavano dei riflessi morbidi come fossero stati dipinti su una tela. Sapere che le betulle normalmente non si trovano assolutamente a questa latitudine dava anche di più questo paesaggio una spolverata di magico oltre che di unico. Vedere la natura in modo astratto Caldara ROMA-Lazio ROSETO Alcuni scatti realizzati al roseto di Roma Il Roseto ospita circa 1.100 varietà di rose botaniche, antiche e moderne provenienti da tutto il mondo. Gli esemplari coltivati provengono un po' da tutto il mondo: dall'Estremo Oriente sino al Sud Africa, dalla Vecchia Europa sino alla Nuova Zelanda, passando per le Americhe. Sfuocare lo sfondo, aprendo molto l'obbiettivo e automaticamente aumentando molto il tempo, fa risalta molto i fiori Roseto TORINO-Piemonte PARCO DEL VALENTINO Il parco del Valentino si sviluppa lungo le sponde del fiume Po ed ha una grande varietà di alberi. In autunno i colori sono notevoli soprattutto alle prime luci della giornata, quando il sole è di taglio e si infila ne gli alberi, o si adagia sulle chiome degli alberi. Scattare contro sole usando elementi naturali per filtrare la luce parco del vlentino
- Hanbury | terrimago
I Giardini Botanici Hanbury rappresentano uno dei più bei giardini d'Italia e un'eccellenza nel campo degli studi botanici. I terrazzamenti digradanti tipici della Liguria ospitano un raro accostamento di piante che alternandosi fioriscono tutto l'anno. LIGURIA VENTIMIGLIA Giardini Botanici di Hanbury DI ALESSANDRA VALENTINELLI Giardini Hanbury oggi non racchiudono solo un interesse scientifico o un indubitabile godimento estetico: offrono un peculiare spaccato di storia degli studi botanici. Le attuali collezioni riflettono infatti l’avvicendarsi dei singoli curatori, i legami consolidati con gli Orti botanici di mezzo mondo, le sensibilità maturate dai proprietari nei lunghi anni di permanenza a La Mortola. Per questo il calendario delle fioriture abbraccia l’alternanza dei mesi ma anche il susseguirsi delle stagioni culturali di acquisizione delle raccolte. Nati come stazione per l’acclimatazione di piante esotiche, i Giardini Hanbury conservano i propositi originari negli esemplari più vetusti del patrimonio arboreo: il Pinus canariensis , l’Araucaria del Queensland, la Casimiroa dai frutti commestibili, importati tra il 1868 e il 1872, testimoniano le ricerche di farmacopea del fratello di Thomas, il botanico Daniel Hanbury. Vicino al Palazzo si passeggia in quello che, a tutti gli effetti, rappresenta l’album vivente dei viaggi, dei ricordi e delle relazioni intessute dagli Hanbury ai vari angoli del pianeta: il melograno che già si addossava alla loggia, la Banksia che Thomas reca con sé dalla Cina, la Samuela, la varietà di Yucca scoperta da William Trelease nei deserti messicani nel 1900; il Cupressus lusitanica donato nel 1869 dal direttore del Jardin des Plantes di Antibes Gustave Thuret misurava nel 1912, 16 metri d’altezza e 1,7 di circonferenza, oggi è alto 25 e ha un tronco di 5. Così lungo la “Topia”, la pergola che adornava il parco dei marchesi Orengo, prosperano tra glicini, clematis, bignonie e thunbergie, le Semele delle Canarie, l’Homalocladium delle Isole Salomone, la Tetrastigma vietnamita. La parte più acclive del Parco, a monte del Palazzo, è la più fedele al progetto delineato da Ludovico Winter su indicazioni di Thomas Hanbury, anche in ragione dei vincoli costituiti dal sistema di irrigazione e dai muri di consolidamento realizzati all’acquisto della tenuta, per attrezzare i vecchi terrazzamenti. Scendendo a levante si attraversa il versante delle succulente, fulcro degli impianti di Aloe africane curati da Kurt Dinter prima e accresciuti poi da Alwin Berger con le cactacee americane: 325 specie di Aloe nei tipi colonnari delle A. principis , striscianti delle A. mitriformis o flessuosi delle A. striatula , il rosa tappezzante del Drosanthemum , oltre cento varietà di Agavi e cacti, tra cui spiccano le Yucca australis e elephantipes, il carminio acceso della Schotia brachypetala , le Beaucarnea stricta e recurvata . Percorrendo invece verso ovest la “Grande route”, la carrabile tracciata da Winter, si incrociano il palmeto e le specie più rare selezionate dagli Hanbury: i banani dell’Africa tropicale Musa paradisiaca , maurelii e cavendishi , le palme Brahea dulcis e armata, il Microcitrus un agrume selvatico australiano, il Chiranthodendron pentadactylon trovato a metà Ottocento in Guatemala, la Ginkgo biloba all’epoca reperibile solo nella Cina interna, le Chicas revoluta e le Macrozamia , due famiglie risalenti al Mesozoico, l’Ephedra altissima sahariana , la sempreverde cilena Quillaja saponaria . L’effetto che si otteneva dall’accostamento di specie diversamente adattate al clima locale è l’estendersi delle fioriture all’intero anno solare; è tuttora uno spettacolo che si ripete al volgere dei mesi ma che si può cogliere in ogni momento nei terrazzi digradanti verso la villa: passando dalle piante subtropicali del giardino delle “Quattro stagioni” che sbocciano dall’inverno all’estate inoltrata, al giardino giapponese che accoglie iris, narcisi e pruni, al pianoro delle rose e peonie, sino al viale che la fronteggia e ospita, assieme alle aromatiche, a salvia, timo, lavanda o maggiorana, le fragranze odorose di calicanti, gelsomini, caprifogli e aranci amari. Appena a valle della casa, ai lati dei viali che immettevano inizialmente ai Giardini e la “Vista Nuova”, l’ingresso panoramico aperto da Dorothy Hanbury nel 1920, si stende la Foresta australiana con i suoi Eucalyptus camaldulensis , citriodora e sideroxylon , le Melaleuca preissiana e cuticularis , la sterculiacea Brachychiton discolor . Oltre la strada romana Julia Augusta che taglia il giardino da est a ovest, si giunge alla Piana; nelle lettere di Thomas alla moglie Katharine, è descritta selvatica, a macchia mediterranea, con al centro l’uliveto plurisecolare appartenuto agli Orengo. La zona bassa mostra i maggiori interventi di risistemazione intrapresi da Lady Dorothy alla scomparsa dei suoceri. Con l’aiuto del marito, Cecil Hanbury erede della proprietà, del padre, l’architetto paesaggista John Frederic Symons-Jeune, e del fratello Bertram Hanmer Bunbury Symons-Jeune, vivaista di ambienti rocciosi, si arricchisce di antichi cultivar delle valli liguri, agrumi e frutti esotici. Accanto al Viale degli Ulivi che conduce al mare, sono disposti limoni, pompelmi, mandarini, clementine e le innumerevoli varietà di Citrus : cedri, chinotti, bergamotti, aranci dolci e amari; sul margine est sono impiantati fruttiferi sudamericani e neozelandesi, cotogni cinesi, peschi e nespoli giapponesi, i domestici sorbi, noccioli, giuggioli e pistacchi. Vicino alla costa infine, tra i pini, le cisti e il campo delle salvie, si incontrano l’Acacia karroo dalle grandi spine e un giovane maschio della messicana Olmediella betschleriana , con la femmina all’Orto botanico di Napoli, gli unici esistenti in Europa. Dopo la guerra e le distruzioni degli opposti fronti francese e tedesco, Dorothy nel 1960 vende i Giardini allo Stato italiano che li assoggetta al vincolo di tutela storico-paesistica, ne cede nel 1983 la custodia all’Università di Genova e nel 2000 vi istituisce l’Area Marina protetta. Con 2.500 taxa tra vecchi e nuovi impianti, la Facoltà di Botanica gestisce ora anche una Banca del Germoplasma per la conservazione della biodiversità endemica, a rischio nelle Alpi liguri: prosecuzione ideale degli Erbari stilati dai primi giardinieri e curatori, é il cerchio che si chiude, legando i migliori auspici degli Hanbury alla ricerca presente e al futuro. Alessandra Valentinelli Foto © CRISTINA ARCHINTO Info: www.giardinihanbury.com Altri giardini botanici e vivai Orto Botanico di Ginevra Orto Botanico di Ginevra Centro Botanico Moutan Orto Botanico di Palermo Roseto di Roma Chicago Batanical Garden Giardino Esotico Pallanca Parco Botanico Villa Rocca
- Orto Botanico di Napoli | terrimago
Il 18 maggio 1809 a Napoli aprì su via Foria “un Real Giardino di piante per la istruzione del pubblico e per moltiplicarvi le spezie utili alla salute, alla agricoltura e all’industria”. L'Orto botanico di Napoli è oggi gestito dall’Università Federico II ed è il secondo in Italia, dopo quello di Padova, per gruppi vegetali esotici: venticinquemila piante di nove mila specie riunite. CAMPANIA ORTO BOTANICO DI NAPOLI di CARLA DE AGOSTINI Il 18 maggio 1809 a Napoli aprì su via Foria “un Real Giardino di piante per la istruzione del pubblico e per moltiplicarvi le spezie utili alla salute, alla agricoltura e all’industria” . Il decreto con il quale Giuseppe Bonaparte lo istituì nel 1807 esprime concisamente le finalità didattiche, mediche, economiche e produttive del nuovo luogo. Le basi su cui si fonda l’orto partenopeo lo distingueranno fin da subito per la molteplicità di funzioni e per il suo patrimonio vegetale diversificato. Oggi è gestito dall’Università Federico II ed è il secondo in Italia, dopo quello di Padova, per gruppi vegetali esotici: venticinquemila piante di nove mila specie riunite. Dopo essere stato devastato dalle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale, l’orto rinacque nel 1948 con la costruzione di nuove serre, l’ammodernamento della rete idrica e l’incremento delle collezioni di Cycadales , succulente e felci. Nel periodo della sua fondazione la città partenopea era dominata dai francesi, e divenne fin da subito tra le più prestigiose istituzioni scientifiche dell’Italia meridionale. Il primo direttore fu il botanico italiano Michele Tenore e fu lui, in quasi cinquant’anni di carriera dal 1808 al 1860, ad organizzare in maniera scientifica l’orto e a promuoverne l’innovativa concezione botanica presso le principali istituzioni botaniche europee. A l’importanza iniziale della ricerca ben presto si affiancò anche quella sociale con la scelta dell’architetto Vincenzo Paoletti di valorizzare il paesaggio creando per i visitatori un “passeggio pubblico” con grandi viali alberati e piacevoli percorsi nel verde . Scelta arrivata fino ai nostri giorni con l’accesso libero all’orto per dar modo a tutti, dai bimbi agli anziani, di usufruire di un luogo di così grande interesse tutto l’anno. L’orto oggi vanta un Filiceto, un Palmeto, una zona Deserto e la raccolta di Cycadales tutti di notevole importanza. Nel Filiceto, situato in un avvallamento, sono riprodotte le condizioni di ombra e di umidità necessarie per la coltivazione delle felci. Dal latino fĭlix , il Filiceto è circondato da una cintura di alberi che protegge l’area dall’eccessiva insolazione, mentre rivoli e un laghetto artificiale, insieme ad abbondanti e frequenti annaffiature, mantengono il microclima ideale. Da qui, dove le riserve d’acqua abbondano, parte un itinerario ecologico che fa comprendere l’importanza dell’acqua nella biodiversità, che si conclude nel Deserto, dove la risorsa idrica invece scarseggia. Nella collezione di piante succulente del Deserto, sistemate su terriccio sabbioso per impedire i ristagni e con alcuni esemplari coperti d’inverno, ci sono dei notevoli esemplari tra cui delle mammilaria , notocactus , delle Wilcoxia Viperina , Opuntia e delle Agave americane . Il mondo primitivo delle Cycadales detiene il primato di piante a seme più antiche oggi viventi, e l’Orto Botanico ne ha una delle collezioni più importanti al mondo, sia per numero di specie e generi, sia per numero di esemplari, tanto che alcuni del genere Dion sono coltivati unicamente a Napoli. Qui spicca anche la Cycas revoluta donata nel 1813 da Maria Carolina Bonaparte, consorte del Re di Napoli Gioacchino Murat, in segno di gratitudine per la Terrazza Carolina, una struttura dell’orto oggi scomparsa. Attualmente, la pianta, che ha quasi 200 anni, ha raggiunto l’altezza ragguardevole di circa 5 metri. La Cycas revoluta è l’unica specie della famiglia delle Cycadaceae che ha avuto un grande successo come pianta ornamentale; è ampiamente diffusa nei parchi e nei giardini delle regioni a clima mite. Il nome comune Cycas non è un diminutivo ma è collegato alla somiglianza con le palme: deriva infatti da koykas , un vocabolo di origine greca adoperato proprio per indicare una palma non ben identificata. Inoltre l’orto comprende anche un agrumeto, lo Chalet , area concepita per i non vedenti, e la Serra Merola che ripropone le foreste tropicali pluviali e l’ecosistema costiero delle mangrovie messicane. L’area di più recente istituzione è dedicata alle piante della Bibbia, che ospita alcune tra le specie menzionate negli episodi più significativi del Vecchio e del Nuovo Testamento, come la mirra o l’ulivo. L’area riservata alle Magnoliophyta è ancora in allestimento, mostrerà l’evoluzione delle piante a fiore, in linea con le più recenti scoperte della Botanica Sistematica. Una visita all’orto partenopeo rappresenta non solo l’opportunità di conoscere e approfondire il mondo della botanica ma anche un’occasione unica per potersi godere una Napoli inaspettatamente calma, unica e originale a pochi passi dalla trafficata Via Foria. GALLERY Info: Sito ufficiale Magnolia Foto ©CRISTINA ARCHINTO Altri giardini botanici e vivai Orto Botanico di Zurigo e la Serra Malgascia Giardino Botanico Nuova Gussonea Orto Botanico di Catania Orto Botanico di Ginevra Centro Botanico Moutan Orto Botanico di Palermo Roseto di Roma Chicago Batanical Garden
- Caño Cristales| Terimago
Il Caño Cristales, "canale di cristallo", è un fiume della Colombia comunemente noto come il Fiume dei cinque colori. Il letto del fiume infatti si colora vivacemente tra l'estate e l'autunno grazie alla presenza di particolari piante acquatiche. COLOMBIA Le alghe Macarenia a Caño Cristales Il Caño Cristales (letteralmente "canale di cristallo") è un fiume della Colombia localizzato nella Serranía de la Macarena, nel dipartimento di Meta, ed è un affluente del fiume Guayabero, che parte del bacino dell'Orinoco. Il fiume è comunemente noto come il Fiume dei cinque colori. Il letto del fiume infatti da fine luglio a novembre si colora di cinque diversi colori: giallo, verde, azzurro, nero e soprattutto rosso, l'ultimo colore è causato dalla Macarenia clavigera una pianta acquatica presente sul fondo del fiume. È considerato uno dei più particolari fiumi della Terra tanto che il National Geographic lo ha descritto come sembrare provenire dal "Giardino dell'Eden". Il complesso montuoso della Serrania de la Macarena sul quale scorre il fiume è caratterizzato dalla presenza di antichissime rocce di quarzite risalenti a circa 1,2 miliardi di anni fa, estrema estensione occidentale del Massiccio della Guiana del Venezuela. Essendo un corso d'acqua minore, il Caño Cristales non raggiunge i 100 km di lunghezza e non supera mai i 20 m di larghezza. È un fiume a flusso rapido con molte rapide e cascate. In molti punti del letto del fiume sono presenti pozzi circolari detti marmitte dei giganti che si ritiene che possano essere stati formati da ciottoli o pezzi di rocce più dure di quella in cui scorre il fiume: se intrappolati dalla corrente ostacolata da un qualsiasi ostacolo, questi frammenti di rocce raschiano le pareti attorno all'ostacolo stesso creando una cavità. Col tempo altri frammenti di roccia dura cadono nelle cavità già presenti e, ruotati dalla corrente d'acqua, continuano a inciderne la parete, aumentando le dimensioni del pozzo. La Serranía de la Macarena si trova al confine di tre grandi ecosistemi, ognuno con un'elevata diversità di flora e fauna: le Ande, il Llanos orientale e la foresta pluviale amazzonica. La vita delle piante e degli animali è alle prese con la mancanza di nutrienti sulla solida superficie rocciosa dell'altopiano e ha sviluppato diversi adattamenti. Il bioma rappresentativo della Serranía de La Macarena è la foresta pluviale idrofitica: calda, tiepida e fredda. L'altopiano ospita circa 420 specie di uccelli, 10 specie di anfibi, 43 specie di rettili e otto di primati. Il Caño Cristales ha una grande varietà di piante acquatiche. L'acqua del fiume è estremamente limpida a causa della mancanza di nutrienti e di piccole particelle in sospensione. Quasi unica è la colorazione rosso-rosa brillante del letto del fiume che si osserva dopo il periodo delle piogge, alla fine di giugno fino a novembre. Questo colore è causato da grandi quantità di specie di piante endemiche di Macarenia clavígera. Questa pianta si trova solo in pochi altri fiumi locali, come il Caño Siete Machos. Queste piante rosse aderiscono saldamente alle rocce nei punti in cui il fiume ha una corrente più rapida. Load More Foto ©CRISTINA ARCHINTO Altri AMBIENTi E BOTANICA Grosseto Palmeti Palmeti Caldara di Manziana Terra Scoscesa Le Palme Luoghi d'Acqua Conoscere gli alberi
- Bomarzo | terrimago
Il Sacro Bosco di Bomarzo accoglie i visitatori con il suo fascino esoterico, accompagnandoli fra mostri di pietra e sculture misteriose attraverso un suggestivo percorso boschivo. LAZIO Bomarzo di LIVIA DANESE Il Sacro Bosco di Bomarzo si presenta notoriamente come un luogo enigmatico e affascinante. Ideato dal principe Orsini, venne inaugurato nel 1547 e dedicato a sua moglie Giulia Farnese. Abbandonando alla porta qualsiasi pregiudizio e convinzione, si è trasportati in un contesto surreale che coniuga il mondo dell’esoterismo e della mitologia con la placidità e la bellezza delle colline delle campagne viterbesi. Il giardino, anche noto come “Parco dei Mostri”, si crogiola nella sua fama di luogo ermetico e misterioso ma rappresenta più di una semplice espressione del gusto per le eccentricità dello stile manierista. La natura non è accessoria rispetto alle estrosità artistiche ma interviene direttamente nel produrre le sensazioni di straniamento, alienazione e fascino suscitate dal parco. Le statue, le fontane e le architetture, scolpite direttamente in loco nella roccia, sembrano emergere da un ambiente naturale che accentua la loro ambiguità. Le opere dunque non solo convivono con l’ecosistema ma sono in dialogo con esso: una gigantesca tartaruga sfrutta la fitta vegetazione per nascondersi ed affrontare una balena immersa nel torrente, per difendere la figura femminile collocata sul suo carapace. Le sfingi all’ingresso invitano direttamente i visitatori a concentrarsi sulle meraviglie del luogo, lasciando intuire che saranno i sensi, oltre che la mente, a guidare il percorso. Forse la frase “ogni pensiero vola” riportata sulla testa antropomorfa dell’Orco rappresenta proprio un invito ad abbandonare la totale razionalità? Iscrizioni enigmatiche e indovinelli, natura apparentemente sovrabbondante che ricopre ogni cosa, tutto sembra pensato per far perdere ogni equilibrio, come dimostra perfettamente la casa pendente. Allo stesso tempo sono presenti nel parco simboli rassicuranti, come la statua della dea Cerere, divinità materna della fertilità, e le ninfe danzanti. A causa dei cambiamenti avvenuti nel tempo, oggi l’itinerario attraverso il parco è diverso rispetto ai progetti del committente Orsini e questo rende ancora più complessa l’interpretazione dei simboli lungo il percorso. L’invito alla riflessione resta tuttavia chiarissimo; ora non resta che immergersi nell’intricato giardino, composto da una natura verdeggiante, dalle follie pietrificate e dai versi sibillini, interiorizzando le suggestioni, i misteri e l’incanto del luogo. GALLERY Foto ©CRISTINA ARCHINTO Info Sito ufficiale In evidenza Felce maschio - Dryopteris filix-mas Le felci sono le più antiche piante sul nostro pianeta e si stimi siano presenti da 350 milioni di anni. Il suo nome scientifico Dryopteris deriva drys quercia e pteris felce, infatti è molto comune nei boschi ombrosi di castagni e querce. Da sempre utilizzate come coloranti per via della presenza di tannino le felci venivano anche utilizzate per fare materassi e cuscini e il loro un buon odore allontanava le pulci. La felce ricorre anche in tante leggende e miti di tutta Europa una fra tutte narra che proprio nella notte tra il 23 e il 24 giugno festa di San Giovanni Battista la felce generi un fiore bianco candido che ha il potere di renderti invisibile, come i suoi semi. Anche Shakespeare ne era a conoscenza e la cita nel suo Enrico IV “Noi rubiamo come fossimo in una botte di ferro, perfettamente sicuri, abbiamo la ricetta dei semi di felci, camminiamo invisibili”. Altri GIARDINI e PARCHI Parco del Paterno del Toscano Villa Lante Labirinto della Masone Villa d'Este Giardino di Kenroku-en Giardino dell'impossibile Giardino di Ninfa Villa Pizzo
- Giardino di Ninfa | Terrimago
Il Giardino di Ninfa è uno dei parchi più belli d'Italia, voluto da Gelasio Caetani nel 1921. Questo giardino all'inglese sorge nell'antica cittadina medievale di Ninfa, nei pressi di Latina, e ospita antiche rovine, suggestivi corsi d'acqua e una rigogliosa vegetazione LAZIO NINFA Una meraviglia di giardino È grazie alla lungimiranza di Gelasio Caetani se oggi possiamo godere di un giardino all’inglese fra più belli d'Europa, nominato nel 2000, "Monumento Naturale d’Italia". Nel 1921 la famiglia Caetani restaurò alcune rovine dell’antica cittadina medioevale di Ninfa, a pochi chilometri da Cisterna di Latina. Trasformò, fra gli altri interventi, il palazzo baronale nella residenza estiva della famiglia e bonificò l'area del giardino ai piedi dei monti Lepini. Contemporaneamente Ada Wilbraham, madre di Gelasio Caetani, esperta botanica, piantò i primi cipressi, lecci, faggi, roseti e diverse specie collezionate durante i suoi lunghi viaggi all’estero. Il maggior merito però va a Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani e, in seguito, a sua figlia Lelia; dagli anni trenta, trasformarono Ninfa in uno splendido giardino all'inglese, scegliendo di valorizzarne l’aspetto naturalistico - ad eccezione delle aree in cui sono state piantate le aiuole, anche i suoli sono più o meno allo stato naturale - e assecondando lo sviluppo spontaneo della vegetazione. La felice esposizione a sud del giardino protetto dai venti dai vicini monti Lepini, percorso da numerose sorgenti carsiche e attraversato dal fiume Ninfa, ha permesso l’introduzione di nuove specie comprese alcune piante tropicali come il banano, l’avocado e la gunnera manicata del Sud America. Passeggiando tra i ruderi medievali si incontrano oltre un migliaio di specie diverse con molte rarità degne di rilievo tra pioppi, betulle, pini, cipressi, ciliegi, aceri giapponesi, viburni, cornioli, ceanothus, meli ornamentali, rose rampicanti, magnoglie, iris, bambu, camelie, caprifogli. La scelta delle piante annuali è tesa a creare una successione costante della fioritura durante tutto l’arco dell’anno e la cura del giardino è affidata esclusivamente a tecniche naturali: macerati d’ortica, calce, propoli, equiseto oltre alla presenza nel giardino di una grande quantità di uccelli insettivori. GALLERY Info: www.fondazionecaetani.org Foto ©CRISTINA ARCHINTO Altri GIARDINI e PARCHI Parco del Paterno del Toscano Villa Lante Labirinto della Masone Villa d'Este Giardino di Kenroku-en Giardino dell'impossibile Villa Pizzo Castello di Masino
- Giardino Botanico Pallanca | terrimago
Il Giardino Esotico Pallanca è un orto botanico specializzato nella cura di piante esotiche, in particolare cactacee e succulente. Situato in provincia di Imperia si sviluppa su terrazzamenti costieri a picco sul mare, tipici della Liguria. LIGURIA BORDIGHERA Giardino esotico Pallanca Appassionato quanto se non più del padre Giacomo olivicoltore, entrambi collaboratori di Winter, Bartolomeo Pallanca fonda il proprio “Stabilimento Orticolo Floreale” nel 1910: un settore dedicato a piante ornamentali e fiori recisi, uno specializzato nella fornitura di cactacee e succulente ai Giardini botanici di mezza Europa che, dopo la guerra, diverrà l’impegno prevalente del vivaio. Quattro generazioni dedicate alle esigenze di crescita, acclimatazione e fioritura delle piante grasse hanno plasmato oggi una delle collezioni più interessanti per appassionati e studiosi: 3.000 diverse varietà, migliaia di esemplari provenienti da ogni continente, divisi per zona d’origine formano una mappa vivente dell’infinita leggiadria con cui la natura ha saputo colonizzare la roccia. GALLERY Foto ©CRISTINA ARCHINTO Info: www.pallanca.it Altri giardini botanici e vivai Orto Botanico di Ginevra Orto Botanico di Ginevra Centro Botanico Moutan Orto Botanico di Palermo Roma Roseto di Roma Parco Botanico Villa Rocca Water Nursery Giardino Botanico di Hanbury
- Giardino di Villandry | Terrimago
Uno dei giardini più visitati di Francia nella Valle della Loira, restaurato nel 1906 da Joachin Carvallo. Presenta una serie di giardini Romantici ma anche Rinascimentali e Francesi, ma uno dei suoi giardini più d'attrazione è l'Orto Ornamentale creato con fiori e verdura di ogni specie e colori. FRANCIA VALLE DELLA LOIRA I Giardini del Castello di Villandry Fotografie e testo di ©Cristina Archinto I Giardini di Villandry fanno parte dell’ultimo dei Grandi Castelli eretti durante il Rinascimento in quel contesto storico ambientale che è la Valle della Loira. Il nobile francese Jean Le Breton lo fece costruire sui resti di un'antica fortezza medievale costruito nel XVI secolo. Nel XIX secolo il giardino subì diverse trasformazioni, fino al 1906 quando Joachim Carvallo e sua moglie Ann Coleman acquistarono il castello e avviarono un importante restauro, giardini inclusi. All'epoca, i giardini erano in uno stato di totale abbandono e degrado e le fotografie del tempo ci fanno capire quanto poco era rimasto del glorioso passato, e solo la forte determinazione e gli studi approfonditi hanno permesso ai Carvallo di ricreare il fasto di un tempo. Lui, un medico e botanico spagnolo con una fortissima passione per l'orticultura, lei scienziata erede americana di magnati del ferro e dell'acciaio, insieme con la loro conoscenza e il loro patrimonio hanno dato vita a un vero giardino delle meraviglie, restaurando le aree, come il giardino all'italiana e il giardino delle erbe, il giardino d'acqua e il labirinto, a volte in stile Francese, a volte in stile Romantico o Rinascimentale Oggi l'Orto Ornamentale è la maggior attrazione dei giardini di Villandry. In stile puramente rinascimentale, è composto da nove parcelle tutte della stessa dimensione, ma ognuna con un diverso motivo geometrico creato da ortaggi e fiori. Nei riquadri sono piantati ortaggi di colori strabilianti che stregano; porri blu, cavoli e barbabietole rosse, cime di carote verde giada, e così via dando l'impressione di una scacchiera multicolore, tutte regolarmente selezionate con cura per garantire la migliore resa estetica ma anche culinaria. Ma ci sono anche pomodori, zucchine, melanzane, peperoni, fagioli, carote, cipolle, cavolfiori, broccoli, lattughe, spinaci e molti altri, coltivate tutte secondo principi agricoli sostenibili, utilizzando tecniche di coltivazione biologica e integrata, senza pesticidi o fertilizzanti chimici. Insomma prodotti naturali coltivati con tecniche rispettose dell'ambiente e utilizzati nella cucina del ristorante del castello e vendute al pubblico durante il periodo estivo. Il Giardino Ornamentale invece è concepito come un'estensione dei saloni del Castello di Villandry e si sviluppa sulla seconda terrazza, tra l'Orto e il Giardino d'Acqua. Un canale divide il Giardino Ornamentale in due saloni verdi, noti come Primo Salone e Secondo Salone. Il progetto rinascimentale di questa parte dei giardini di Villandry è frutto della collaborazione tra l'artista sivigliano Lozano e il pittore e paesaggista Javier de Winthuysen per il Primo Salone, mentre il Secondo Salone è stato progettato da Joachim Carvallo. I disegni dei parterre di questi saloni evocano chiaramente lo stile andaluso. All'estremo sud della tenuta, si trova il Giardino d'Acqua. Questo “boulingrin” alla francese, ovvero terreno erboso, delimitato da rive erbose dette glacis, è costituito da uno stagno ornamentale al centro a forma di specchio Luigi XV, abbellito qua e là da parterre quadrati di prato e da una rete di viali perpendicolari e da quattro stagni ornamentali secondari. L'attuale giardino acquatico risale all'inizio del XX secolo e fu costruito quando i giardini di Villandry furono trasformati in jardin à la française (giardino formale) nel XVIII secolo. La riqualificazione del parco nel XIX secolo in stile romantico inglese ha portato alla sostituzione del classico laghetto ornamentale con uno dalle linee più naturali. Basandosi sui progetti del XVIII secolo, Joachim Carvallo ha ricreato lo stagno ornamentale e ha dato a quest'area l'aspetto chiaro e regolare che ha oggi. Dopo la morte del dottor Carvallo nel 1936, i suoi discendenti lavorano per preservare e sviluppare la tenuta di Villandry con il rigore e l'abnegazione che rendono i giardini straordinari. Il Giardino dei semplici è una creazione degli anni '70; quanto al Giardino del sole, ispirato a un disegno di Joachim, è stato inaugurato nel 2008 e celebra in grande stile il centenario del restauro di questi eccezionali giardini. Oggi, i giardini di Villandry sono una delle attrazioni turistiche più famose della Francia e sono ammirati per la loro bellezza e la loro maestria botanica. Passeggiare per questo luogo è una fonte di continui stupori, le geometrie naturali sono le protagoniste e sono ovunque come gli accostamenti cromatici che affascinano e strabiliano. In questi giardini si ha la netta sensazione che nulla sia lasciato al caso, quindi “al naturale”, ma al contempo percepisci in modo profondo “la natura”. GALLERY Fotografie ©CRISTINA ARCHINTO Info: Sito ufficiale Altri GIARDINI e PARCHI Giardini Botanici di Villa Taranto Giardini Botanici di Villa Taranto I giardini di Villa Melzi I giardini di Villa Melzi Parco giardini di Sicurtà Parco giardini di Sicurtà Gairdino di Villa Lante Villa Lante parco del Flauto Magico Parco Flauto Magico Bomarzo Parco Villa la Grange Labirinto della Masone
- Retrospectrum
Bob DylanRetrospectrum Retrospectrum Bob Dylan La mostra traccia il percorso di vita di Dylan nella creazione di arte visiva attraverso viaggi e geografie, sia interiori che fisiche. Bob Dylan, figura iconica il cui talento e lavoro spaziano tra mezzi e discipline, ha portato avanti per molti decenni una pratica di arte visiva: Retrospectrum è la prima mostra monografica europea che ne esplora l’ampia opera. La natura multiforme di Dylan è raccontata attraverso un’ampia gamma di opere d’arte, che vanno dai dipinti a olio, agli acrilici, agli acquerelli, ai disegni a inchiostro, pastello e carboncino, fino a una serie di sculture in ferro Leggi tutto Attraverso otto sezioni tematiche – Early Works, The Beaten Path, Mondo Scripto, Revisionist, Drawn Blank, New Orleans, Deep Focus e Ironworks – Retrospectrum offre la possibilità di ripercorrere l’esperienza vissuta da Dylan nel campo dell’arte visiva. Le opere selezionate per la mostra di Roma rappresentano un diario visivo che documenta la trasformazione delle fonti e degli stili che hanno ispirato e influenzato Dylan nel corso degli anni. Attraverso nuovi e continui incontri con ambienti e persone in continua evoluzione, il suo lavoro si evolve costantemente in modi entusiasmanti, riflettendo la sensibilità di una voce autenticamente artistica. in testata: foto © Ken Regan MAXXI Museo delle Arti del XXI secolo Roma, RM, Italia 16 dicembre 2022 / 30 aprile 2023 LINK
- Giardini dell'Etna | terrimago
Un libro che racconta la storia e il paesaggio di questo luogo incantato. Otto giardini, otto diverse realtà legati tra loro dalle colate laviche di questo maestoso vulcano. SHOP LIBRO GIARDINI ALL'OMBRA DELL'ETNA di Cristina Archinto Un libro che racconta la storia e il paesaggio di questo luogo incantato. Otto giardini, otto diverse realtà legati tra loro dalle colate laviche di questo maestoso vulcano. All'ombra dell'Etna, licheni e ginestre ricostituiscono i boschi dei versanti attraversati dalla lava: è la natura che si rigenera dopo ogni colata. Osservando la vitalità di questi processi, le comunità dell'Etna hanno imparato a riconoscerne ricchezza e capacità di adattamento. Così è nato il paesaggio profumato dell'agrume e si è sviluppata una pioneristica scienza degli ecosistemi: una cultura della convivenza col vulcano che i giardini hanno celebrato, acclimatando a fianco delle specie locali, esemplari provenienti da mezzo mondo. Le fotografie di Cristina Archinto raccontano la straordinaria avventura che ha coinvolto i primi erborizzatori e i botanici dell'Orto di Catania, la sapienza che unisce gli appassionati di ieri e di oggi in una continua sperimentazione. Ritraendo la forza di ulivi secolari o l'eleganza delle agavi, i suoi scatti ci accompagnano nei luoghi più suggestivi di sette giardini etnei; e mostrando la tenacia delle opuntie o la poesia di eterne fioriture, ci svelano la gamma dei verdi e i giochi di luce che solo la Sicilia sa regalare. Alessandra Valentinelli Indice L’ETNA Tra natura, storia e cultura PARCO PATERNÒ DEL TOSCANO All’ombra del vulcano GIARDINO CIANCIO Nel verde delle lave GIARDINO GRAVINA Il terrazzo sulla Timpa LE STANZE IN FIORE L’arte del colore VILLA ORTENSIA Il bel paesaggio dell’agrumeto ETNA BOTANIC GARDEN Iddu ORTO BOTANICO DI CATANIA La via etnea della scienza SCHEDA Titolo: GIARDINI ALL’OMBRA DELL’ETNA Autore: Cristina Archinto Testo: Alessandra Valentinelli Fotografie: Cristina Archinto Traduzione: Stefania Bellingardi Beale Testo: italiano e inglese Libro illustrato con 80 fotografie Formato 24 x 23 cm Numero di pagine 108, Copertina morbida Confezione in brossura Costo 26.00 € SCONTO ACQUISTO ON LINE 23.00 € COMPRA ON LINE Recensioni: Giardini in Viaggio di Laura Pirovano Alias inserto de Il Manifesto