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- Luce e controluce
Il parco del Valentino si sviluppa lungo le sponde del fiume Po ed ha una grande varietà di alberi. In autunno i colori sono tantissimi ed è fondamentale avere la luce giusta per raccontarli. Alle prime luci della giornata, quando il sole è di taglio e si infila negli alberi, o si adagia sulle chiome degli alberi è il momento migliore, non è fortissimo e si può lavorare molto anche controluce, magari usando elementi naturali come foglie e rami come filtri. Per raccontare i colori dell’autunno la luce è fondamentale. Il parco del Valentino Luce e controluce Il parco del Valentino si sviluppa lungo le sponde del fiume Po ed ha una grande varietà di alberi. In autunno i colori sono tantissimi ed è fondamentale avere la luce giusta per raccontarli. Alle prime luci della giornata, quando il sole è di taglio e si infila negli alberi, o si adagia sulle chiome degli alberi è il momento migliore, non è fortissimo e si può lavorare molto anche controluce, magari usando elementi naturali come foglie e rami come filtri. Per raccontare i colori dell’autunno la luce è fondamentale. Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here TUTTI I CONSIGLI
- Giardini e Fotografia | terrimago
Terrimago.com il portale dei giardini e per i giardini Terrimago è una struttura nata per valorizzare e diffondere la conoscenza della natura e della botanica, promuovere giardini e la loro storia attraverso la realizzazione di progetti fotografici e pubblicazioni fruibili gratuitamente. Inoltre insegna a fotografarli. Terrimago fotografare Terrimago fotografare è una sezione di Terrimago che si sviluppa in un ambito puramente fotografico, con l'aiuto di Cristina Archinto fotografa di giardini e paesaggi da tanti anni. Qua si possono trovare i consigli fotografic i su come migliorare i propri scatti in uno specifico campo come quello dei giardini e delle piante. Iscrivetevi alla newsletter per tenervi sempre aggiornati e non perdere nessuna informazione. SCOPRI Cristina Archinto, fotografa di giardini da tanti anni, con le sue fotografie ci proietta oltre la dimensione meramente estetica, ci accompagna in un'esperienza profonda con l'ambiente, con un giardino, con la natura. I suoi racconti fotografici narrano stupore e portano a riflettere su queste bellezze, e regalano un sussulto per lo spirito, un viaggio culturale. Giochi fotografici sapienti per ricostruire la magia di un giardino, di un orto o di una pianta; la magia della natura." Mia fair newsletter
- Priorato d'Orsan | terrimago
Un racconto ambientato nell'affascinate giardino del Priorato d'Orsan, per vivere da vicino un contesto così parricolare come un giardino mediovale. RACCONTI AMBIENTATI Il giovane giardiniere al Priorato d'Orsan Testo e fotografie di Cristina Archinto Quel giorno riemerse dal profondo sonno senza quel fastidioso rumore della sveglia, ma sapeva già che di lì a poco comunque sarebbe suonata; vedeva il tenue bagliore provenire dall’abbaino. Cercò di rivivere i suoi sogni notturni ma si erano già dissolti, scappati chissà dove. Appoggiò i piedi sul pavimento di legno antico, anche se ristrutturato da poco gli era rimasto attaccato quel piacevole scricchiolio. Di giorno i suoi passi si sarebbero sentiti anche al piano di sotto, nel grande bookshop dove i turisti impazzivano per tutti quegli articoli, dal sapone alle essenze, dai vasetti ai libri, ma a quell'ora era ancora chiuso. Controllò che ci fosse dell’acqua nel bollitore e lo accese, nell’attesa apri le tende e controllò il tempo; bello anche oggi, per fortuna. Nella stanza in un angolo c’era anche un piccolo lavandino, invece il bagno vero e proprio era infondo al corridoio, in comune, ma lui era solo in tutto il sottotetto, la sua era una soluzione per pochi mesi, erano stati gentili a concedergliela; gli altri con situazioni diverse erano sparsi nei d’intorni o nel villaggio, lui arrivava da Parigi. Chissà com’era il tempo a Parigi oggi, sicuramente incominciava a far freddo. Poco dopo si accorse che, come spesso gli accadeva, si era un po’ perso nei suoi pensieri, si era fatto tardi, doveva sbrigarsi, la riunione nello stanzone affianco a quello degli attrezzi stava per cominciare. Corse di sotto coi suoi scarponcini e la sua tuta e poco dopo il suo arrivo Gilles, il capo giardiniere, affabile come sempre, impartì i compiti della giornata ad ognuno. Trent’anni prima a Gilles erano stati affidati i tredici ettari di giardini del monastero in stato di abbandono da riportare al suo antico medioevale splendore, un durissimo lavoro che lui però aveva amato dal primo giorno. Oggi anche se erano in cinque c’era sempre moltissimo da fare, il giardino era grande e inoltre c’era la questione di “sostituire il più possibile la benzina dei macchinari con il sudore dei muscoli e della fronte” come ricordava il capo ogni mattina. Anche i pesticidi erano vietati, e si doveva andare nelle fattorie vicine a recuperare il letame, un lavoraccio che spesso toccava a lui, l’ultimo arrivato. Ma in fondo è giusto iniziare dal basso. Era arrivato lì più per caso che per scelta e ora però doveva decidere sul suo futuro, il giorno era arrivato. “Poi più tardi parliamo” gli disse Gilles alla fine della riunione, e lui non aveva idea di come procedere con la sua vita. Ma per fortuna aveva ancora tutto un giorno per tirare le somme. I giardini erano organizzati intorno al chiostro centrale, da dove partivano quattro vicoli, che simboleggiavano i quattro fiumi del paradiso. Da qui si aveva accesso ai numerosi giardini adiacenti quali il frutteto con gli antichi alberi di mele e pere, la corte con la vite e il giardino dei semplici con le piante medicinali e l’orto con le sue piante aromatiche con le sue verdure, ed era di lì che doveva passare per recarsi al labirinto di cui si doveva occupare quella mattina, recidere i fiori secchi e sistemare gli intrecci di legno. Di strutture in legno il giardino ne era pieno, si perché per gli architetti Lesot e Patrice Taravella che avevano scommesso sul luogo nel 1991 ristrutturandolo, era un modo di sottolineare l’anima medioevale del giardino. Strutture per sedersi, pergolati per la vite o strutture per il supporto delle rose rampicanti, piccole corone per sostenere le piante da fiore, strutture per rialzare le verdure o i fiori realizzati con l’intreccio di rami di castagno, bellissime ma che avevano bisogno di un costante lavoro di manutenzione. Ma come diceva fin dagli albori San Girolamo per fuggire dai pericoli dell’ozio bisogna dedicarsi ai mestieri “fai cesti con le canne e intreccia i canestri con i vimini, zappa la terra e suddivide il tuo orti con piccoli riquadri uguali” ed infondo era quello che lui faceva da sei mesi. Passando per l’orto constatò che le verdure non erano più spettacolari come agli inizi dell’estate, ora era il tempo delle zucche, di quel bell’arancione, piantate da un’altra parte del giardino. Anche le rose erano sfiorite ma il passare per quel pergolato era sempre un’emozione. Si mise subito al lavoro, sapeva che di lì a poco sarebbero arrivati i turisti e tutto diventava più difficile, non tanto per la loro presenza sempre discreti e rispettosi ma capitava che venisse subissato di domande e a lui le domande non piacevano, lo riportavano a scuola paralizzandolo, anche se sapeva perfettamente la risposta. Dopo un po’ si accorse che aveva fame, certo il caffè poi non l’aveva bevuto, peccato aveva anche quei buoni biscotti alla cannella che gli aveva regalato la ragazza che si occupava del bistrot o sala da tè come amavano chiamarla, coi succhi di frutta naturali e altre prelibatezze. Fortunatamente gli venne in mente che il giorno prima passando la falciatrice a mano nel frutteto aveva raccolto una mela, una succosa Gros Jaune e gli era rimasta in tasca; l’avrebbe mangiata dopo un po’ di duro lavoro. Così avvenne a metà mattina. Seduto su quella bella struttura circolate attorno all’albero di cachi al centro del labirinto si gustò la sua mela nella quiete, questa si che era pace rifletté. Forse la stessa che cercava Robert d'Arbrissel quando nel 1107 decise di fondare questo Priorato di Notre Dame d'Orsan , nella Francia centrale in balia di guerre e violenze. Lui, di certo fu un rinnovatore dei suoi tempi; nella sua nuova comunità non solo mise a capo una badessa, Pétronille de Chemillé , ma accolse aderenti di ogni condizione e soprattutto di entrambi i sessi, fatto raro a quei tempi. Un uomo che aveva lasciato il segno e che per anni aveva avuto tantissimi seguaci e pellegrini che venivano da tutto il mondo per onorarlo e ammirare il suo monastero. "Lui. E io che volevo fare della mia vita" si chiese il ragazzo. Certo Parigi gli mancava, caspita se gli mancava, ciondolare tra bistrot con gli amici, andare al cinema, non avere preoccupazioni. Certo anche altri come lui avevano smesso, si erano trasferiti altrove per studiare o lavorare; ogni tanto si messaggiava con qualcuno. Verso mezzogiorno, come tutti i giorni si diresse verso la mensa, in realtà si trattava di una stanza affianco alla cucina normalmente adibita a dispensa, con un bel tavolone di legno rustico, dove ogni volta che il cuoco impastava la pasta per le quiche lorraine da vendere nella sala da tè, rimaneva tra le fessure del legno uno strato di farina e acqua e un caldo profumo. I pasti erano sempre leggeri ma nutrienti, non si voleva certo rischiare di trovare qualche giardiniere appisolato all’ombra di un bel albero. Nel pomeriggio si occupò del giardino dei fiori, piccolo ma pieno. I fiori erano tutti rigorosamente curativi o in alternativa commestibili. In questo periodo c’erano le aquilegie che gli piacevano molto, certo non da mangiare però; anche alcune dalie gli piacevano con quei colori melange e con quelle trame quasi trasparenti. Intanto il tempo passava e ancora non aveva idea cosa avrebbe detto al suo capo, ogni volta che propendeva per una decisione arrivava l’altra in modo deciso. Arrivò il momento in cui il sole iniziò a calare e lui si appropinquò dubbioso verso il deposito per pulire e sistemare i suoi attrezzi. Giunto davanti alla porta incrociò la giovane del bistrot, caspita quant’era bella e anche timida quasi quanto lui, inoltre aveva quell’aria misteriosamente tenera. Fu allora che con una determinazione che non sapeva di avere decise che era il momento, dopo mesi, di invitarla fuori per bere o mangiare qualcosa. Lei dopo averlo ascoltato con attenzione gli rispose solo con un sorriso, un sorriso meraviglioso che illuminò tutto il giardino e dissipò anche la nebbia sul suo futuro. Foto ©CRISTINA ARCHINTO Link
- Astrattismo
Una piana lunare, geyser di acqua sulfurea, affascinati betulle dalla corteccia bianca circondate da felci marrone in riposo. La giornata solare, una bella luce limpida e il bianco dei tronchi contro il cielo di un azzurro pieno. Gli alberi del boschetto quasi tutti della stessa altezza dritti come fusi, ogni tanto se ne scorge a quarantacinque gradi che taglia in due questo ritmo grafico. In alto le foglioline delle betulle si scioglievano nel blu del cielo e rimanevano visibili solo i frutti a forma di coni penduli e alcune sporadiche foglioline rimaste lì solitarie. Sul fondo della conca scorreva questo fiume dal colore indescrivibile che andava dal blu, al rosso per finire al bianco, dove i bianchi tronchi creavano dei riflessi morbidi come fossero stati dipinti su una tela. Vedere la natura in modo astratto aiuta a raccontarla in modo originale. Caldara di Manziana Astrattismo Una piana lunare, geyser di acqua sulfurea, affascinati betulle dalla corteccia bianca circondate da felci marrone in riposo. La giornata solare, una bella luce limpida e il bianco dei tronchi contro il cielo di un azzurro pieno. Gli alberi del boschetto quasi tutti della stessa altezza dritti come fusi, ogni tanto se ne scorge a quarantacinque gradi che taglia in due questo ritmo grafico. In alto le foglioline delle betulle si scioglievano nel blu del cielo e rimanevano visibili solo i frutti a forma di coni penduli e alcune sporadiche foglioline rimaste lì solitarie. Sul fondo della conca scorreva questo fiume dal colore indescrivibile che andava dal blu, al rosso per finire al bianco, dove i bianchi tronchi creavano dei riflessi morbidi come fossero stati dipinti su una tela. Vedere la natura in modo astratto aiuta a raccontarla in modo originale. Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here Click here TUTTI I CONSIGLI
- Orizzonti di Luce. Segantini e il paesaggio divisionista: Natura, Memoria e Simbolo
SegantiniOrizzonti di Luce. Segantini e il paesaggio divisionista: Natura, Memoria e Simbolo Orizzonti di Luce. Segantini e il paesaggio divisionista: Natura, Memoria e Simbolo Segantini Dal 20 maggio al 22 ottobre 2023 ad Arco (TN) la Galleria Civica G. Segantini ospita la mostra Orizzonti di Luce. Segantini e il paesaggio divisionista: Natura, Memoria e Simbolo che indaga la particolare predilezione che Giovanni Segantini ebbe nei confronti della natura e del paesaggio. Esposte opere che spaziano in una cronologia ampia, dalle prove condotte in Brianza alle ricerche simboliste. Accanto alla figura di Segantini, la mostra presenta lavori nodali dei rispettivi protagonisti della stagione divisionista, offrendo al visitatore la possibilità di confrontare diverse e personali indagini sul tema del paesaggio, in un percorso finalizzato a restituire una fisionomia esemplare di quelle ricerche così come la temperie di una delle stagioni più significative dell’arte italiana. Ad affiancare la figura di Segantini, sono infatti i nomi e le opere dei pittori Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Vittore Grubicy De Dragon, Luigi Conconi, Giovanni Sottocornola, Cesare Maggi, Carlo Fornara, Benvenuto Benvenuti, Guido Cinotti, Baldassarre Longoni, Carlo Cressini, Alberto Bonomi e Matteo Olivero . Le tre sezioni tematiche, Natura , Memoria e Simbolo , propongono uno sguardo complessivo sulle possibili declinazioni del genere del paesaggio in quegli intensi decenni di elaborazione pittorica, offrendo la possibilità di avvicinarsi ad opere note e meno note, difficilmente visibili e raffrontabili direttamente nel loro insieme. Una sala è dedicata alla Collezione permanente della Galleria civica, con opere di Giovanni Segantini del periodo milanese e brianteo di proprietà della Città di Arco ed in deposito a lungo termine presso il Museo. Galleria Civica G. Segantini Arco, TN, Italia 20 maggio 2023 / 22 ottobre 2023 LINK
- Olivo
< Back Olivo Olivo La derivazione del suo nome dal greco antico e la presenza caratteristica delle sole zone temperate riecheggiano bene la simbologia che l'Olivo ha rappresentato per le genti mediterranee. Il mito lo vuole piantato da Atena sull'Acropoli; dono di pace e fertilità, Ulisse vi intagliò il giaciglio per la sua sposa. Capace di rischiarare le notti e celebrare la cultura, ha animato tra le opposte sponde, rotte e scambi che non sono mai stati solo commerciali. Link Previous Next
- Le lotte delle donne
Tano D'AmicoLe lotte delle donne Le lotte delle donne Tano D'Amico Inaugura sabato 4 marzo alle 17 al CARMI Museo Carrara e Michelangelo a villa Fabbricotti, a Carrara, la mostra La lotta delle donne, organizzata dal Comune di Carrara e curata dalla Associazione Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani di Fosdinovo, gestore del Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo, partner del progetto. D’Amico è uno dei più apprezzati fotografi italiani e tra i suoi molti lavori quello sugli anni della contestazione è forse il più celebre, tanto da essere considerato da molti come una parte imprescindibile dell’immaginario politico e sociale degli anni Settanta. La mostra al CARMI propone un filone estremamente significativo dell'attività di D'Amico che vede al centro della scena più generazioni di donne: sorelle e madri, figlie e nipoti con desideri e sorrisi, dolori e sconfitte. Si tratta di un genere di fotografia non tanto di denuncia, quanto di partecipazione, rispetto e amore nei confronti di chi prova a cambiare il mondo. Più che rivolgersi alle possibili sconfitte o alla vittorie, D’Amico è interessato a fissare il sogno del cambiamento con il suo irrinunciabile desiderio di giustizia. La mostra 'La lotta delle donne' resta aperta dal 4 marzo al 31 maggio dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17, mentre dal primo al 25 giugno, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 17 alle 20. La visita al CARMI dà diritto al biglietto ridotto per Il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo. Sono previsti percorsi didattici tra i due musei, con un laboratorio sulla "Lotta delle donne", dalla Resistenza alla conquista dei diritti (per i laboratori info e prenotazioni al 3290099418). Carmi Carrara, MS, Italia 4 marzo 2023 / 25 giugno 2023 LINK
- Ficus Magnolioides
< Back Ficus Magnolioides Ficus Magnolioides Il botanico sudafricano Christiaan Hendrik Persoon pubblicò una descrizione formale del fico della Baia di Moreton (Ficus macrophylla) nella sua opera Synopsis Plantarum del 1807. L'epiteto specifico macrophylla deriva dal greco antico makros "grande" e phyllon "foglia" e si riferisce alle dimensioni delle foglie. All'inizio del XIX secolo, il botanico italiano Vincenzo Tineo dell'Orto botanico di Palermo in Sicilia ottenne da un vivaio francese una pianta che cresceva fino a raggiungere dimensioni prodigiose con un portamento da epifita , (specie di piante che vivono su altre piante). Questa forma fu propagata e coltivata in tanti giardini della Sicilia. Un successivo direttore dei giardini, Antonino Borzì, la descrisse come Ficus magnolioides nel 1897. Questo nome fu ampiamente usato in Europa. Link Previous Next
- Faggio
< Back Faggio Faggio Re della foresta, il Faggio domina i versanti calcarei, freschi e umidi appena oltre i limiti del Querceto, dove evolve in boschi puri, ricchissimi di fertile humus, alberi plurisecolari e biodiversità; selve montane da sempre poco accessibili, un tempo sfruttate per la produzione di carbonella ormai abbandonata, oggi riconosciute Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco presidiano le vetuste vestigia di un'inestimabile eredità ecologica e culturale. Link Previous Next
- Platano orientalis
< Back Platano orientalis Platano orientalis Il platano è una pianta longeva e di grandi dimensioni e gli esemplari più vecchi occasionalmente mostrano tronchi parzialmente scavati, con cavità che arrivano a dimensioni notevoli. Una leggenda narra che il console romano Licinio Muciano tenne un banchetto per 19 persone in un platano cavo della Licia. Il platano è da sempre immagine sia di saggezza che di bellezza. A Kos, in Grecia, c’è un Platano orientalis di circa 500 anni che si pensi sia nato da una talea dell’albero sotto il quale aveva scelto di insegnare il padre della medicina scientifica Ippocrate circa duemilaquattrocento anni fa. Invece nell’antica Roma il filosofo e naturalista Plinio il vecchio considerava il platano un rimedio utile per ustioni, morsi, punture, congelamento e infezioni. Link Previous Next